Domande – FAQ

I servizi preventivi sono i metodi impiegati dai clinici e/o dai pazienti per promuovere e salvaguardare la salute orale. I servizi preventivi si suddividono in 3 gruppi:

  • la prevenzione primaria si riferisce alle misure adottate per prevenire l’insorgenza di patologia;
  • la prevenzione secondaria abbraccia i trattamenti dei primi sintomi di malattia per prevenire ulteriori progressi di condizioni potenzialmente irreversibili, le quali, se non arrestate, potrebbero portare ad eventuali trattamenti riabilitativi estesi od alla perdita dei denti;
  • la prevenzione terziaria usa procedimenti per sostituire i tessuti persi e per riabilitare il cavo orale del paziente in modo tale da restituire il più possibile la funzione vicino alla normalità. Essa si mette in pratica quando la prevenzione secondaria non è stata sufficiente.

La famigerata carie è la forma più importante di distruzione dei denti. In modo quasi invisibile essa ha inizio nei solchi profondi delle superfici masticanti e nel punto di contatto di due denti vicini, anche quando i denti vengono puliti regolarmente.
Nella cavità orale, dove è caldo e umido, vivono batteri e microorganismi filiformi che si nutrono principalmente di zucchero e di altri resti di cibo. Se il dente non viene sufficientemente pulito si forma una patina appiccicosa, densa e feltrosa: la placca. Entro pochi minuti i batteri fermentano lo zucchero che hanno assunto trasformandolo in acidi. Questi acidi penetrano nello smalto dentario e lo decalcificano. Dopo circa 200 cicli di fermentazione della placca lo smalto dentario sottostante appare bianco come il gesso; si parla, allora, di opacità cariosa dello smalto, il primo segno di carie dentaria.
Nel caso di smalto gessoso la superficie è tuttora integra. Quando la superficie decalcificata cede, si forma il «buco»: a questo punto il danno della carie è irreversibile.

Lo smalto perde la sua componente di calcio causando, all’interno del dente, delle piccole cavità che si evidenziono esternamente con delle piccole macchie opache o di colore scuro. Questa iniziale erosione del dente, normalmente asintomatica, progredisce e si estende allo strato più interno del dente (dentina) e raggiungendo così la parte centrale della polpa dentaria, ricca di vasi e terminazioni nervose. Iniziano così i primi sintomi rappresentati dapprima dall’aumento della sensibilità al caldo e al freddo, alle sostanze dolci e alle pressioni esterne. Quando viene raggiunta la polpa, il dolore si fa insopportabile, anche in assenza di stimoli.

La carie dentale è un processo irreversibile (solo carie microscopiche hanno qualche possibilità di rimineralizzarsi). Una volta individuata la carie è preferibile curarla subito, anche se il dente non fa male; essa, infatti, progredisce danneggiando seriamente il dente, a volte in maniera irreparabile. Curare un dente cariato, ne migliora la funzionalità masticatoria ed estetica, ed è importante anche per evitare che la carie coinvolga i denti vicini. Restaurare un dente cariato durante lo stadio iniziale, comporta un procedimento più semplice ed economico rispetto ad una cura canalare o ad altre procedure che possono rendersi necessarie quando la carie ha già seriamente danneggiato il dente.

La carie è una malattia senza segni premonitori. Solamente quando il danno è già considerevole il dente distrutto segnala il proprio stato di malattia tramite dolori o una sensibilità accentuata. Un dente cariato può stare mesi o addirittura anni senza arrecare nessun dolore finché il processo di decomposizione giunge fino al nervo del dente.
Con un igiene orale regolare e approfondita possiamo impedire senz’altro uno sviluppo irreparabile. Comunque anche la nostra saliva assolve due importanti compiti di protezione: diluisce gli acidi e sciacqua via i resti di cibo. Lo smalto ben bagnato dalla saliva resta sano.
Inoltre i fluoruri rafforzano la resistenza dello smalto, poiché ne riducono la solubilità agli acidi, possono restituire allo smalto i minerali persi e inibiscono anche la produzione degli acidi della placca batterica.

La placca è il deposito incolore e appiccicoso di batteri che si forma costantemente sulla superficie dei denti. La saliva, il cibo e i liquidi contribuiscono alla formazione di detti depositi che si formano sui denti e sul loro punto di unione con la gengiva.
La placca è dannosa non solo perché può trattenere le macchie sui denti, ma anche perché è il fattore primario delle malattie alle gengive. La lotta contro la placca fa parte della buona igiene quotidiana, un impegno che si assume per tutta la vita.
La placca inizia a formarsi sui denti 4-12 ore dopo che li si è lavati con lo spazzolino. Ecco perché è importante lavarli almeno due volte al giorno e usare il filo interdentale quotidianamente.

Molti credono che curare i denti da latte dei bambini sia una perdita di tempo “perché prima o poi cadono“ e “perché i denti da latte non hanno le radici”. Si tratta di false credenze popolari, infatti, i denti da latte sono indispensabili ed è di fondamentale importanza mantenerli sani fino a quando verranno sostituiti naturalmente da quelli permanenti per i motivi sotto elencati.

  • Per la masticazione: nell’infanzia il sistema digerente non è sviluppato come nell’età adulta e la corretta masticazione è fondamentale come primo passaggio per la digestione dei cibi.
  • Per parlare: i denti da latte, proprio come quelli definitivi, servono alla pronuncia di molte consonanti, la loro assenza precoce o il loro grave danneggiamento possono provocare un’alterazione nella pronuncia delle parole.
  • Per il corretto sviluppo dei denti permanenti: i denti da latte forniscono una guida per l’eruzione di quelli permanenti, mantenendo la “strada aperta“ e agendo da “segnaposto“ nell’arcata dentaria. Infatti, se un dente da latte cade o viene tolto troppo presto può causare due problemi: il primo è che i denti vicini tendono a spostarsi all’interno dello spazio rimasto vuoto e impediscono al dente permanente che deve uscire di trovare posto. Il secondo è che il “buco“ nell’osso, cavità rimasta dopo la perdita del dente da latte, si richiude formando un tetto sul dente permanente che ostacola la naturale fuoriuscita del dente definitivo.
  • Per evitare l’insorgere della carie: la carie dei denti da latte avanza in maniera molto più rapida rispetto ai denti permanenti, i denti decidui (da latte), infatti, sono denti con una composizione minerale molto meno dura di quelli permanenti. Una carie profonda di un dente da latte può creare seri danni anche al corrispondente dente permanente.

Un dente da latte che ha una carie può provocare una sgradevole sensibilità e dolore. È indispensabile curare rapidamente il dentino ed eliminare il fastidio effettuando un’otturazione, in alcuni casi, se la carie è molto profonda, si rende necessaria anche una devitalizzazione. A volte si cerca di posticipare l’estrazione del dente da latte in modo da favorire l’eruzione del dente permanente; la cura, anche tramite la devitalizzazione, permette di eliminare il dolore e conservare il dentino, in quanto questo è fondamentale per il corretto sviluppo e posizionamento del dente definitivo.

La procedura di pulizia deve assicurare una completa copertura di ogni superficie dentale. Cominciare a pulire da una regione molare di un’arcata dentale superiore ed inferiore, fino alla parte opposta. Dirigere inizialmente le setole apicalmente (superiormente per i denti mascellari, inferiormente per quelli mandibolari). Ruotare successivamente la testina dal margine gengivale fino al margine occlusale. Premere leggermente le setole così che le punte dei filamenti penetrino nel solco gengivale e nello spazio fra i denti. Fare oscillare lo spazzolino avanti ed indietro con brevi movimenti senza staccare le setole dai denti.

Lo scopo principale dello spazzolamento è la rimozione del biofilm dentale dalla superficie di tutti i denti nel modo più completo possibile. È il biofilm dentale il principale imputato delle infezioni della cavità orale. Il numero dei passaggi ed il tempo da dedicare alla pulizia dipendono dalle capacità e dall’efficienza del singolo individuo nel compiere tale operazione.

Bisogna innanzitutto precisare che non esiste alcuna differenza significativa in termini di efficacia, tra un filo interdentale cerato e quello non cerato, per quanto riguarda la rimozione del biofilm. I risultati migliori vengono ottenuti utilizzando il filo interdentale prima dello spazzolamento dei denti. Tenere 30-40 cm di filo interdentale tra il pollice e l’indice delle mani. Stringere saldamente solo 1,5 cm circa tra le punta delle dita. Il filo interdentale va guidato in ogni area di contatto con un movimento delicato, spostandolo avanti ed indietro.

Nei pazienti con morbo di Parkinson ed in tutti i soggetti disabili che hanno difficoltà nell’impugnare e nel fare un uso corretto dello spazzolino da denti, è vivamente consigliato l’uso di spazzolini elettrici che rappresentano un valido aiuto e garantiscono una buona pulizia delle arcate dentali.

Lo spazzolino deve avere delle caratteristiche particolari: il manico deve essere diritto o lievemente ricurvo, la testina piuttosto piccola e poco ingombrante, con margini arrotondati e senza spigoli, in modo tale da poter raggiungere ogni angolo della bocca senza causare traumi. Le setole artificiali devono necessariamente avere le punte arrotondate. Gli spazzolini a setole medie sono i più richiesti dal mercato, quelli a setole morbide sono invece indicati nei pazienti con ipersensibilità dentinale, mentre quelli a setole dure sono i meno utilizzati in quanto possono danneggiare lo smalto e le mucose gengivali. Ogni persona può scegliere lo spazzolino più adeguato in base alle proprie necessità od ai propri gusti personali.

È consigliabile cambiare lo spazzolino quando le setole hanno perso la loro forma originale e si sono usurate.

I principi attivi delle paste usate per lo sbaincamento attraversano lo smalto e agiscono rimuovendo le colorazioni dello strato situato tra lo smalto e dentina. In altri termini l’acqua ossigenata ad alto volume dissociandosi rilascia i radicali liberi dell’ossigeno che. attaccandosi alle grosse molecole organiche responsabili delle macchie, le spezzano in composti solubili e a basso peso molecolare rendendo il dente più bianco alla luce diurna. Il colore dei denti, può cambiare fino a 6-10 toni della scala colori. Il miglioramento va valutato considerando il colore di partenza. Il paziente deve sapere che il principio attivo non dà risultati uguali per tutti perché i denti sono differenti strutturalmente e le macchie interne sono varie sia nella forma sia nel colore più o meno scuro.

Non presenta normalmente effetti collaterali. Va tenuto presente che la controindicazione al trattamento è relativa allo stato di salute della bocca (carie, otturazioni da rifare, danni da spazzolamento: abrasione, erosione per esagerazione della forza applicata allo spazzolino, malattie delle gengive,lingua, guance palato,e dello stato di salute generale). Quindi prima si cura la bocca con tutto quello che è necessario: radiografie, eventuali analisi,valutare le abitudini che fanno macchiare i denti (fumo, caffè,vino, cioccolato) per inquadrare correttamente il caso. Far capire al paziente che i risultati dipendono anche dal cambiamenti delle abitudini che provocano le macchie.

IMPORTANTE: prima va sempre eseguita l’igiene orale con l’igienista in studio per l’eliminazione del tartaro e della patina (placca) altrimenti il trattamento sbiancante sarebbe inefficace.

Ultimo, ma non meno importante possibile effetto collaterale, è la fastidiosa ipersensibilità dentinale che però diminuisce man mano nel tempo. Sotto controllo dell’odontoiatra e/o dell’igienista dentale, difficilmente lo sbiancamento può provocare danni allo smalto. A concentrazioni alte e per tempi medio-lunghi (diverse ore) si assiste ad un’iniziale alterazione della superficie dello smalto dei denti trattati, ma che guarisce con l’utilizzo di fluoro che agisce come rimineralizzante ed anticariogeno oltre che per la sua azione desensibilizzante.

In generale possiamo dire che lo sbiancamento è efficace, talvolta in modo straordinario, in un gran numero di pazienti. In certi casi, tuttavia, i risultati possono essere inferiori alle attese. Le discolorazioni causate da farmaci o dalla malformazione di smalto e dentina spesso rispondono poco al trattamento. Il suo utilizzo non è comunque consigliabile su bambini di età inferiore ai 13 anni e su donne in gravidanza o in periodo di allattamento.

I fattori che generano macchie esterne sono il tabacco, il caffè, il vino, il tè e l’assunzione di bevande e cibi particolarmente colorati. Le macchie interne sono causate dall’assunzione di antibiotici in età infantile, da difetti di mineralizzazione, da devitalizzazione, terapie canalari e otturazioni in amalgama. Dopo il trattamento sbiancante è consigliabile per i primi giorni, di astenersi da tabacco, caffè, tè e altre sostanze colorate, questo perché dopo il trattamento la superficie dentale è molto più porosa e quindi assorbe molto più facilmente le sostanze pigmentate.

Il trattamento non provoca fastidi o disturbi, tuttavia alcuni pazienti potrebbero avvertire una momentanea sensibilità generalizzata a denti e gengive. I sintomi scompaiono in uno o due giorni.

L’impianto dentale è un presidio medico chirurgico, di forma conica o cilindrica, costituito da titanio (CP4) nella sua forma commercialmente pura. Una volta inserito nell’osso l’impianto ha la funzione di riabilitare, sia funzionalmente che esteticamente, la masticazione ed il sorriso.

No, in quanto gli impianti sono formati da titanio, materiale biocompatibile. L’organismo ospite, quando viene a contatto con detto materiale, non determina alcun tipo di reazione di rigetto.

La durata di una seduta di implantologia varia da individuo ad individuo, in base alla zona della mandibola e della mascella dove dovrà essere effettuato l’intervento, in base al numero degli impianti da posizionare ed in base anche alle caratteristiche morfologiche dell’osso che deve ricevere l’impianto.

I vantaggi dell’implantologia sono numerosi. Innanzitutto mediante gli impianti si ha un ripristino della funzionalità masticatoria, fonatoria, della deglutizione e della postura. Senza contare l’importanza del sorriso, dell’aspetto estetico e della conseguente autostima.

Quando è possibile è meglio ricorrere all’implantologia. Essa permette di non rimpicciolire i denti vicini come invece è necessario nel caso della preparazione di un ponte. Il ponte inoltre necessita di un’adeguata igiene in quanto i denti sono uniti fra loro per cui la possibilità di infiltrazioni cariose sotto il ponte è maggiore.

No se sostituisco un solo elemento dentario. I costi dell’implantologia sono più alti a causa delle viti implantari in titanio, ma l’elemento protesico è uno solo. Nel caso del ponte tradizionale si ha un risparmio relativamente alla vite in titanio che non viene inserita ma gli elementi protesici sono 3: l’elemento mancante e i due denti pilastro. Nel caso del ponte tradizionale bisogna aggiungere anche i costi biologici legati alla preparazione dei denti contigui.

La perdita di un elemento dentario non è sicuramente grave come per altri organi, ma si possono sviluppare nel tempo dei problemi se questo non viene prontamente sostituito. I problemi consistono soprattutto in uno spostamento dei denti vicini, quello più “avanti” si sposterà più indietro e quello più “indietro” si sposterà in avanti. Contemporaneamente il dente corrispondente nell’arcata antagonista tenderà ad estrudersi, cioè ad “allungarsi” fuori della sua sede per la mancanza di uno stop. In pratica l’organismo tenderà a richiudere lo spazio che si è venuto a creare. Aspettare molto tempo significa non avere più uno spazio a disposizione per poter riposizionare un dente in sostituzione, ma cosa ancora più grave si rischia la perdita di funzionalità del dente corrispondente.

La protesi mobile, sia essa completa o parziale, è consigliabile portarla il più a lungo possibile, possibilmente anche di notte.
Nei primi giorni possono insorgere dei piccoli inconvenienti, quali arrossamenti delle gengive, escoriazioni e piccole ulcerazioni. In questi casi bisogna subito contattare lo studio per effettuare, al più presto, eventuali ritocchi della protesi che portano a completa risoluzione dei fastidi in pochi giorni.

Passati i primi giorni di fisiologico adattamento, bisogna abituarsi a tenere la protesi il più a lungo possibile, soprattutto durante il pasto. Dopo una iniziale e comprensibile difficolt√à il paziente si abituerà a mangiare, parlare e relazionarsi in poche settimane.

Si consiglia una alimentazione liquida e semiliquida nei primissimi giorni, per aumentare progressivamente la consistenza dei cibi fino ad arrivare ad una dieta personalizzata variabile in base al tipo di protesi ed all’età del paziente.

La protesi mobile va obbligatoriamente pulita dopo ogni pasto, con spazzolino e dentifricio. Se il paziente non riesce a tenere la protesi durante le ore notturne, questa va riposta in appositi contenitori contenenti acqua ove vengono disciolte particolari compresse che il dentista vi consiglierà.
Queste sostanze hanno la funzione di rimuovere le macchie dalla dentiera, sbiancare la protesi e combattere i batteri che causano alito cattivo.

La maggior parte dei denti può essere curata, solo in rari casi il dente non può essere salvato perché, ad esempio:

  • i canali radicolari non sono accessibili,
  • il dente ha una grave frattura,
  • non ha un supporto osseo adeguato,
  • non può essere ricostruito.

Tuttavia, i progressi nel campo dell’endodonzia hanno reso possibile salvare denti che fino a pochi anni fa sarebbero stati irrimediabilmente persi. Quando la devitalizzazione non è efficace, la chirurgia endodontica potrebbe essere in grado di salvare il dente.

Le donne incinte possono e devono farsi devitalizzare i denti, in caso di necessità. Prima dell’intervento bisogna fare una radiografia, ma l’esposizione alle radiazioni è davvero minima e i raggi X vengono puntati contro la bocca e non contro la zona addominale. Se siete incinte e dovete fare una radiografia si userà una protezione di piombo per salvaguardare la salute del vostro bambino. Gli anestetici usati sono sicuri anche per le donne incinte.  Sta a voi ricordarci che siete incinta, prima di fare le radiografie.

Conservare i denti naturali più a lungo possibile è molto importante per una masticazione corretta. Per rimediare alla caduta dei denti ci sono varie possibilità, come ad esempio le dentiere complete o parziali, gli impianti dentali e i ponti fissi: queste alternative, tuttavia, possono essere molto più care rispetto alla conservazione del dente con la terapia di devitalizzazione.

Secondo l’Associazione Americana degli Ondodontisti (odontoiatri specializzati nel trattamento dei traumi e delle infezioni della polpa dentale), il luogo comune che la devitalizzazione sia dolorosa risale a decenni fa, quando questi interventi facevano veramente male. Al giorno d’oggi, con le tecnologie moderne e il miglioramento delle procedure di anestesia, le devitalizzazioni non sono più dolorose delle semplici otturazioni. Sapere esattamente a che cosa si va incontro durante la devitalizzazione può aiutarvi a diminuire la vostra ansia.

Molte persone credono che, se si ha una capsula su un dente, alla fine il dente dovrà essere devitalizzato: in realtà le capsule non hanno quest’effetto. Se per un dente già coperto dalla capsula è necessaria la devitalizzazione, potrebbe essere perché il dente ha un ascesso oppure perché la carie ha colpito il dente sotto la capsula e ha raggiunto la polpa.

Di solito la devitalizzazione viene eseguita perché il mal di denti è insopportabile, ma in molti casi potrebbe essere necessaria la devitalizzazione anche se il dente non fa male. Siamo in grado di riconoscere se la polpa di un dente è infetta o danneggiata. In questo caso, è necessaria la devitalizzazione per salvare il dente.

Una carie profonda, un’otturazione imprecisa, fessurata o rotta possono causare una nuova infezione nel vostro dente. In alcuni casi si potrebbero scoprire restringimenti, deviazioni del canale o otturazioni canalari insufficienti che richiedono un re-intervento.

Si può avvertire qualche fastidio i giorni successivi all’applicazione dell’apparecchio o alla sua attivazione. Si tratta di piccole irritazioni della mucosa che va a sfregare contro le parti sporgenti dell’apparecchio. A volte interviene una lieve dolenzia dentale spontanea e alla masticazione. Nel giro di pochi giorni i fastidi vanno ad attenuarsi, fino a scomparire: i recettori parodontali del dolore, che si attivano a causa delle pressioni esercitate dall’apparecchio, nel giro di breve tempo vanno incontro ad adattamento e i fastidi cessano.

È variabile, spesso dipende dalla gravità della malocclusione. Si tende a trattare precocemente, verso i 4/5 anni di età, le malocclusioni in cui si rileva un problema scheletrico che può complicarsi con la crescita, ad esempio il morso incrociato con latero-deviazione funzionale della mandibola o le terze classi scheletriche.

In linea di massima l’ortodonzia invisibile è idonea nei casi di affollamento dentale non grave, rotazioni e problematiche di tipo estetico. In tutti gli altri casi è necessario effettuare indagini che permettano di valutare ciascun caso.

No, la situazione non si risolve col tempo. Nella zona dei denti anteriori, col passare degli anni lo spazio non aumenta, pertanto dopo che spuntano i molari permanenti lo spazio a disposizione nella zona dei denti anteriori diminuisce e l’affollamento dentale si aggrava.

È possibile effettuare un trattamento ortodontico anche in età adulta, sempre con preliminari indagini radiografiche ed una accurata visita clinica.

Si, è vero. Il combaciamento dei denti è strettamente connesso all’attività funzionale della muscolatura masticatoria e delle articolazioni temporo-mandibolari. Quando i denti non combaciano bene la mandibola può subire una modifica nel suo assetto posturale che, a sua volta, può riflettersi in una disfunzione muscolare e articolare da cui può generare dolore nel distretto cranio facciale.

Spazi, rotazioni, inclinazioni oppure affollamenti tra i denti sono segnali di allarme che possono significare che hai bisogno di ortodonzia. Qualche volta i segnali non sono così evidenti: il combaciamento sbagliato o il consumo anormale dei denti può causare dolore alle articolazioni della mandibola ed instabilità del morso. La cattiva chiusura può portare a mal di testa, dolori cervicali alle spalle e alle orecchie e può causare vertigini (Sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare).